RIECCOMI IN SARDEGNA! (di Pietrino Pischedda)
Budoni, 18 – 25 luglio 2010
RIECCOMI IN SARDEGNA!
Non mi è sembrato vero, una volta che la nave è entrata nel Golfo di Olbia, rivedere la mia terra, con i suoi profumi di una natura ancora selvatica e incontaminata.
Stavolta ritorno nell’isola non da solo ma con mia figlia, cresciuta, e con la mia consorte, per una breve vacanza nel litorale di Budoni.
Dalla spiaggia, ricoperta di sabbia finissima e bianca di porto Ainu, contemplo il mare, a tratti smeraldo, a tratti blu, mentre tira un lieve maestrale che increspa dolcemente le acque prospicienti monte Nieddu.
Allo sguardo fisso sulla distesa del braccio di mare seguono tanti ricordi del passato ma, soprattutto, tanti pensieri sul futuro, che, dopo questo fugace riposo, mi appare incerto, fragile, pieno di incognite, fondato sulla sabbia, come quella che ora calpesto e percorro avanti e indietro, dilettandomi a bagnare i miei piedi riarsi dal sole scottante, sulla battigia.
Per non pensare, ogni tanto mi immergo nelle acque cristalline e tutto, momentaneamente, scompare.
Nel tardo pomeriggio andiamo qua e là per i negozi che sanno d’arte, di antico, di sardo. Poi il rientro, la cena, le discussioni, i problemi, le aridità, le incomprensioni, le comprensioni.
A notte fonda, parzialmente lunare, striscia il serpente nell’umida terra, sprofondando nel sonno.
Il dì seguente di nuovo il mare, disteso, non increspato, pronto ad accoglierci nelle sue acque rilassanti, conturbanti, invitanti ad amplessi insueti e appaganti.
La natura intorno di licheni e oleandri sorride al mare e protende la sua ombra in un connubio di verde e di smeraldo, rendendo l’animo sereno, lontano dai crucci delle ore amare.
Ancora un altro giorno, il quarto di questo soggiorno isolano, promette bene con il sole radioso: un giorno diverso dagli altri, meno monotono, non più al mare ma nella Planargia, terra mia, dei miei natali.
Un pranzo ricco e festoso, offerto dalla nipote, con amore, nella sua bella magione, fa lieto il viaggio in questa plaga, avara di affetti e incline ai pregiudizi.
Ed ecco il quinto giorno di pieno sole e di godimento del mare, sempre più limpido, sempre più accondiscendente a legami che sembravano da tempo decaduti.
Il sesto giorno, lasciamo il mare di Budoni per andare a Cala Gonone, in territorio di Dorgali, dopo una breve visita a Nuoro, in particolare alla chiesa della Madonna delle Grazie e alla Cattedrale.
Lungo il percorso tortuoso per Cala Gonone sostiamo sul ponte che attraversa il Cedrino. La vista del fiume è quanto mai suggestiva e spettacolare.
Dopo un pranzo abbondante e succulento in un ristorante vicino al porto ci imbarchiamo alla volta delle grotte del Bue Marino. Sia la navigazione che la visita all’interno della grotta ci lasciano senza fiato.
L’indomani, alla vigilia del ritorno a Roma, avviene un secondo incontro con la nipote e il marito, a Su Cologone, nel ristorante bellissimo e rinomato, per il pranzo, offerto dalla coppia che ci ha invitato.
Nel pomeriggio, prima di rientrare a Budoni, la nostra vista è appagata dal paesaggio circostante e dalle grotte di Sa Ohe, vero spettacolo della natura.
Il 25, alle 12.00, ci imbarchiamo da Olbia alla volta di Civitavecchia. Sul ponte della nave, per otto ore, in mezzo al mare blu, di tanto in tanto allietato dalla presenza di qualche delfino, completiamo l’abbronzatura sotto il sole impietoso e cocente.
Un gabbiano ci osserva dall’alto.
Tutto sommato, il riappropriarmi spiritualmente e psicologicamente della mia terra, assaporandone i profumi, le tradizioni e i contatti con la gente che si esprime ancora in lingua sarda, è stato per me un rivivere i ricordi del passato, di quello più lontano e di quello meno remoto.
Ricordo con piacere S. Teodoro e Porto Ottiolu, località ricche di negozi e di case colorate ma, soprattutto, piene di vita.
Porterò sempre nel cuore la mia cara Isola, con la speranza di rivisitarla più spesso insieme alla mia famiglia.