RIFLESSIONE di Pietrino Pischedda
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RIFLESSIONE di Pietrino Pischedda
Mi viene il pensiero che esista l’homo absconditus, non in senso negativo ma positivo, in quanto costui, prima di relazionarsi con gli altri, si relaziona con se stesso, con la sua interiorità, con la sua sincerità, con la sua vita privata, con la sua dimensione spirituale talmente insondabile che nessuno al mondo può scandagliare. L’uomo di oggi deve sentire il bisogno di appartarsi dal frastuono della città, dal parlare inconcludente dell’homo politicus, dal blaterare dell’uomo di strada che crede di essere homo sapiens, quando invece, ignorantemente, è homo ignorans. Il nascondersi nella propria privacy non deve necessariamente costituire una sorta di antemurale di difesa dall’altro, considerando l’altro come nemico da evitare sempre e dovunque. La occultatio sui, il velamento di se stesso, si commisura, paradossalmente e positivamente, con la libertà dell’altro, il quale, a sua volta, può determinarsi a far tesoro della ricchezza della propria interiorità per poi metterla a frutto nella communio con i suoi simili, a partire dalla comunità con cui quotidianamente si confronta. Il rinchiudersi in se stessi apparentemente sembrerebbe un depauperamento della propria persona e della propria personalità; in realtà, invece, è un consolidamento del proprio Ego interiore, sfrondato degli orpelli esteriori che caratterizzano l’homo vanus di tutti i giorni. È quanto mai espressiva, significativa e vera l’affermazione agostiniana che può riassumere questa mia riflessione odierna: “Noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore homine habitat veritas.” Posso io avere l’ardire di asseverare di possedere la verità? Posso io essere vero, credibile, giusto, ecc.? È una domanda a cui deve seguire una risposta: risposta che scaturisce dalla profondità della nostra vita spirituale fondata su verità da prendere in maniera assoluta.
Pietrino Pischedda
Roma 22 febbraio 2020