IL GRANDE CORO DI ROMA IN CONCERTO A REBIBBIA: a cura di Pietrino Pischedda

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IL GRANDE CORO DI ROMA


IN CONCERTO


A REBIBBIA

Il giorno dopo, quando le “stanche membra” si son riposate e la mente si è snebbiata, il pensiero rivede, come in un fotogramma amatoriale, la sequenza di immagini susseguitesi nella fredda mattinata di ieri, 16 gennaio 2016, all’esterno e all’interno del carcere di Rebibbia.
Arrivato alla stazione della Metro B di Rebibbia, non avendo precedentemente calcolato quanta strada avrei dovuto fare per arrivare in Via Bartolo Longo, dove si trova la Casa di Reclusione, mi sono avviato a piedi come in una sorta di viaggio penitenziale in preparazione all’impatto che, come componente del Coro, avrei vissuto a contatto con la popolazione carceraria.
Varcato l’ingresso della struttura e sottopostomi ai controlli di rito, raggiunsi il salone rettangolare, dove il M° Fabrizio Adriano Neri predisponeva i cantori in ordine di sezione e di statura e si accingeva a far riscaldare le nobili ugole per il Concerto ormai imminente.
Nel frattempo la sala andava riempiendosi di detenuti, venuti spontaneamente ad assistere all’evento a loro beneficio.
Alle 10.30 l’incipit e quindi l’esecuzione dei brani, come da programma, sotto la direzione del M° Fabrizio Adriano Neri, con l’accompagnamento al piano del M° Andrea Calvani, con la partecipazione del Mezzosoprano Amalia Dustin e la presentazione del repertorio da parte della corista Rita Magnani.
È stato un tripudio di voci osannanti, un susseguirsi di battiti di mani da parte di chi, lasciato per il momento l’angolo della solitudine e della sofferenza, ha voluto condividere con noi le note della bella musica, ispiratrice di nobili ideali.
Non posso sottacere quanto questo Concerto mi abbia toccato ed emozionato.
È stata una condivisione palpabile di fratellanza in questa “valle di lacrime”, in cui tutti siamo peccatori e tutti siamo chiamati al riscatto individuale e collettivo.
Un grazie particolare alla Direzione, alle Guardie Carcerarie e soprattutto ai Detenuti, i quali, invitati dal nostro Maestro, hanno cantato e condiviso con noi le note di alcuni brani del repertorio.
Al rientro a casa, accompagnato in macchina da alcuni colleghi alla Metro di Piazza Bologna e percorrendo Via XXI Aprile, la mente, ancora sovraccarica d’emozione, non ha fatto spazio alla memoria che in quella data è racchiuso il ricordo del Natale di Roma.
Oggi quella mente, momentaneamente e benevolmente distratta rispetto alle glorie delle origini, è più che mai viva, memore dell’incontro recente con chi aspettava la visita dei fratelli.

Pietrino Pischedda

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