Dietrich Buxtehude, membra Jesu nostri patientis sanctissima: traduzione e analisi del testo ad opera di Pietrino Pischedda
Pietrino Pischedda
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D. BUXTEHUDE
Membra Jesu Nostri patientis sanctissima
Traduzione, analisi e commento del testo a cura di P. Pischedda
Roma
febbraio 2012
Buxtehude (Oldesloe, Holstein, 1673 – Lubecca, 9.5.1707) è il più famoso compositore e organista della Germania del Nord: sono particolarmente note le sue Abendmusiken durante le due ultime domeniche dell’anno liturgico e durante la seconda, terza e quarta domenica di Avvento di ogni anno.[1]
Le pause improvvise nelle sinfonie introduttive delle sue cantate sacre rivelano un’estasi mistica, un respiro dell’anima di fronte al mondo incantato della natura nordica.
Le caratteristiche musicali di Buxtehude attirarono anche il giovane Bach da Lüneburg alla Marienkirche di Lubecca per ascoltare Dietrich.
La semplicità popolare delle cantate hanno fatto di Buxtehude una specie di gran «gran predicatore del popolo».[2]
L’eclettismo è una peculiarità della multiforme struttura spirituale di Buxtehude, il quale ha saputo compendiare in sé le tre fasi di sviluppo dell’epoca barocca: lo stile dotto (polifonico – contrappuntistico), lo stile popolare (omofono e piacevole) e lo stile “romantico” (contraddistinto dall’uso espressivo della dissonanza).[3]
Senza soffermarmi sulle numerose opere composte da Buxtehude, la cui analisi non rientra nelle mie competenze, ritengo più interessante spendere due parole, solo per quanto concerne la parte testuale, sul ciclo di cantate della passione, dal titolo Membra Jesu Nostri (1680).
La narrazione (in gran parte costituita da versetti tratti dall’Antico Testamento e in minima dal Nuovo)) è affidata al coro, mentre le arie a solo, i duetti, i terzetti sono realizzati su strofe ritmate di libera invenzione, che trattano delle membra di Cristo crocifisso (i piedi, le ginocchia, le mani, i fianchi, il petto, i cuore e il viso). L’Amen finale corona degnamente l’intera composizione.[4]
Il testo, “Salve mundi salutare”[5], noto anche come “Rhythmica oratio”, è un poema dello scrittore medioevale Arnolfo di Louvain (ca. 1200 – 1250).[6]
Ecco qui tutta la mia curiositas, nata più che altro da un verbo “galeotto”, “blandicentur”, forse un refuso ad opera di un copista. Forma strana, inesistente, per lo meno ignota, anche ai cervelloni che col latino hanno a che fare! La partitura che ho tra le mani mi dà esattamente questa versione!
Che fare? Accettare per partito preso oppure indagare, confrontare, approfondire? Ho scelto la seconda soluzione
Su Buxtehude e su questo Oratorio che mi sono proposto di analizzare molto inchiostro è stato versato e svariate interpretazioni e versioni sono state prodotte.
Il mio vuol essere un modesto contributo, che, unito a tutti gli altri, può sortire beneficio a molti.
Un ringraziamento speciale va al M° Osvaldo Guidotti[7], il quale mi ha dato l’occasione di conoscere questo autore.
Buxtehude: Le sette cantate
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Ad pedes
( due violini, una viola da gamba e cinque voci (due soprani, contralto, tenore e basso e basso continuo).
- 1. Sonata (introduzione orchestrale:
due violini, viola da gamba,
e basso continuo).
2. Concerto (cinque voci).
Ecce super montes[8] “Ecco sui monti
pedes evangelizantis i passi d’un messaggero,
et annunciantis pacem un araldo di pace” ( BJ)[9]
3. Aria (soprano).
Salve mundi salutare, Salve, Salvatore del mondo,
salve Jesu care! salve, Gesù caro!
Cruci tuae me aptare Vorrei invero attarmi alla tua croce,
vellem vere, tu scis quare, tu sai perché,
da mihi tui copiam dammi la tua forza.
4. Aria (soprano)
Clavos pedum, plagas duras, Abbraccio con affetto i chiodi
et tam graves impressuras dei piedi, le piaghe dolorose
circumplector cum affectu, e così profonde da segnarti,
tuo pavens in aspectu, sbigottito per il tuo aspetto,
tuorum memor vulnerum memore delle tue ferite.
5. Aria (Basso)
Dulcis Jesu, pie deus, Dolce Gesù, Dio clemente,
Ad te clamo licet reus, a te grido, sebbene peccatore,
praebe mihi te benignum, mostrati a me benigno,
ne repellas me indignum non respingere me indegno
de tuis sanctis pedibus dai tuo santi piedi.
6. Concerto (da capo:
Ecce super montes [10] “Ecco sui monti
pedes evangelizantis i passi d’un messaggero,
et annunciantis pacem un araldo di pace” (BJ)
7. Concerto (cinque voci).
Salve mundi salutare, Salve, Salvatore del mondo,
salve Jesu care! Salve, Gesù caro!
Cruci tuae me aptare Vorrei invero attarmi alla tua croce,
vellem vere, tu scis quare, tu sai perché,
da mihi tui copiam dammi la tua forza..
II. Ad genua
1. Sonata
2. Concerto (cinque voci).
Ad ubera portabimini,[11] Sarete portati sul seno
et super genua blandientur[12] vobis e sulle ginocchia vezzeggiati.[13]
3. Aria (tenore)
Salve Jesu, rex sanctorum, Salve, Gesù, Re dei Santi,
spes votiva peccatorum, speranza di preghiera dei peccatori,
crucis ligno tanquam reus, appeso al legno della croce come reo,
pendens homo verus deus, vero uomo vero Dio,
caducis nutans genibus vacillante sulle fragili ginocchia.
4. Aria (contralto).
Quid sum tibi responsurus Che cosa ti risponderò?
actu vilis corde durus? Io vile nell’agire e insensibile?
Quid rependam amatori, Che cosa ricambierò all’amante,
qui elegit pro me mori, che scelse di morire per me,
ne dupla morte morerer? perché non morissi di doppia morte?
5. Aria (due soprani e basso).
Ut te quaeram mente pura, Sia questa la mia prima premura:
sit haec mea prima cura, che ti cerchi con cuore puro;
non est labor et gravabor, non ci sarà fatica e gravame
sed sanabor et mundabor, ma sarò guarito e mondato,
cum te complexus fuero quando ti avrò abbracciato.
6. Concerto
Ad ubera portabimini,[14] Sarete portati sul seno
et super genua blandientur vobis e sulle ginocchia vezzeggiati.
III. Ad manus
1. Sonata
2. Concerto (cinque voci).
Quid sunt plagae istae[15] Perché quelle piaghe
in medio manuum tuarum? in mezzo alle tue mani?[16] (BJ)
3. Aria (soprano).
Salve Jesu, pastor bone, Salve Gesù, Buon Pastore,
fatigatus in agone, esausto nella prova,
qui per lignum es distractus lacerato sul legno,
et ad lignum es compactus unito strettamente al legno,
expansis sanctis manibus le sante mani stese.
4. Aria (soprano).
Manus sanctae, vos amplector, Vi stringo, o mani sante,
et gemendo condelector, mi compiaccio del mio pianto,
grates ago plagis tantis, rendo grazie per tante piaghe,
clavis duris guttis sanctis per i duri chiodi, per le gocce sante,
dans lacrymas cum oculis con le lacrime agli occhi.
5. Aria (contralto, tenore e basso).
In cruore tuo lotum Mi affido tutto a te
me commendo tibi totum, lavato nel tuo sangue,
tuae sanctae manus istae queste tue mani sante
me defendant, Jesu Christe, mi difendano, Cristo Gesù,
extremis in pericoli negli estremi pericoli.
6. Concerto
Quid sunt plagae istae Perché quelle piaghe
in medio manuum tuarum? in mezzo alle tue mani? (BJ)
IV. Ad latus
1. Sonata
2. Concerto (cinque voci).
Surge, amica mea[17], Alzati, amica mia,
speciosa mea, et veni, mia bella, e vieni!O mia colomba,
columba mea in foraminibus petrae, che stai nelle fenditure della roccia,
in caverna maceriae nei nascondigli dei dirupi. (BJ) [18]
3. Aria (soprano).
Salve latus salvatoris, Salve, costato del Salvatore,
in quo latet mel dulcoris, nel quale si cela la dolcezza del miele,
in quo patet vis amoris, nel quale si svela la forza dell’amore,
ex quo scatet fons cruoris, dal quale sgorga una sorgente di sangue,
qui corda lavat sordida che lava i cuori abietti.
4. Aria (contralto, tenore e basso).
Ecce tibi appropinquo, Ecco, mi avvicino a te,
parce, Jesu, si delinquo, perdonami, o Gesù, se pecco,
verecunda quidem fronte, però con volto timido
ad te tamen veni sponte son venuto da te spontaneamente
scrutari tua vulnera per scrutare le tue ferite.
5. Aria (soprano).
Hora mortis meus flatus In punto di morte la mia anima
intret Jesu, tuum latus, entri nel tuo costato
hinc expirans in te vadat, ed esalando di qui giunga a te,
ne hunc leo trux invadat, perché non sia preda del feroce leone
sed apud te permaneat ma resti sempre presso te.
6. Concerto
Surge, amica mea, Alzati, amica mia,
speciosa mea, et veni, mia bella, e vieni! O mia colomba,
columba mea in foraminibus petrae, che stai nelle fenditure della roccia,
in caverna maceriae[19] nei nascondigli dei dirupi. (BJ)
V. Ad pectus
1. Sonata
2. Concerto a 3 voci
Sicut modo geniti infantes rationabiles Come bambini appena nati
et sine dolo concupiscite, bramate il puro latte spirituale
ut in eo crescatis in salutem. per crescere con esso verso la salvezza:
Si tamen gustatis,. se davvero avete già gustato
quoniam dulcis est Dominus[20] quanto è buono il Signore. (BJ)[21]
3. Aria (contralto).
Salve, salus mea, deus, Salve, mia salvezza, Dio,
Jesu dulcis, amor meus, Gesù amabile, mio amore,
salve, pectus reverendum, salve, petto degno di venerazione,
cum tremore contingendum, da toccare con tremore,
amoris domicilium dimora d’amore.
4. Aria (tenore).
Pectus mihi confer mundum, Donami un petto mondo,
ardens, pium, gemebundum, ardente, devoto, gemente,
voluntatem abnegatam, una volontà generosa,
tibi semper conformatam, conforme alla tua,
juncta virtutum copia insieme a tutte le virtù.
5. Aria (basso).
Ave, verum templum dei, Ti saluto, vero tempio di Dio,
precor miserere mei, ti prego, abbi pietà di me,
tu totius arca boni, tu, arca del sommo bene,
fac electis me apponi, fa’ che sia aggregato agli eletti,
vas dives deus omnium vaso ricco, Dio di tutti.
6. Concerto a 3 voci
Sicut modo geniti infantes rationabiles[22] Come bambini appena nati
et sine dolo concupiscite, bramate il puro latte spirituale
ut in eo crescatis in salutem. per crescere con esso verso la salvezza:
Si tamen gustatis, se davvero avete già gustato
quoniam dulcis est Dominus quanto è buono il Signore. (BJ)
VI. Ad cor
1. Sonata
2. Concerto a 3 voci (due soprani e basso).
Vulnerasti cor meum,[23] Tu mi hai rapito il cuore,
soror mea, sponsa, sorella mia, sposa
vulnerasti cor meum. Tu mi hai rapito il cuore.[24] (BJ)
3. Aria (sop rano).
Summi regis cor, aveto, Cuore del sommo Re, salute!
te saluto corde laeto, ti saluto con cuor lieto,
te complecti me delectat l’abbracciarti mi diletta
et hoc meum cor affectat, e questo mio cor alletta,
ut ad te loquar, animes animalo a parlarti.
4. Aria (soprano).
Per medullam cordis mei, Penetri il tuo amore
peccatoris atque rei, nell’intimo del mio cuore,
tuus amor transferatur, peccatore e reo,
quo cor tuum rapiatur perché il tuo cuore sia rapito
languens amoris vulnere languente per la ferita d’amore.
5. Aria (basso).
Viva cordis voce clamo, Grido con la viva voce del cuore,
dulce cor, te namque amo, dolce cuore, perché ti amo,
ad cor meum inclinare, di rivolgerti al mio cuore,
ut se possit applicare per potersi avvicinare
devoto tibi pectore con devoto amore.
6. Concerto a 3 voci (due soprani e basso).
Vulnerasti cor meum,[25] Tu mi hai rapito il cuore,
soror mea, sponsa, sorella mia, sposa
vulnerasti cor meum. Tu mi hai rapito il cuore. (BJ)
VII. Ad faciem
1. Sonata
2. Concerto (cinque voci).
Illustra faciem tuam super servum tuum,[26] Fa’ splendere il tuo volto sul tuo servo,
salvum me fac in misericordia tua salvami per la tua misericordia[27]. (BJ)
3. Aria (contralto, tenore e basso).
Salve, caput cruentatum, Salve, capo insanguinato,
totum spinis coronatum, di spine tutto coronato,
conquassatum, vulneratum, sconquassato, ferito,
arundine verberatum percosso con una canna,
facie sputis illita di sputi coperta la faccia.
4. Aria (contralto).
Dum me mori est necesse, Al momento in cui devo morire,
noli mihi tunc deesse, non negarmi il tuo aiuto,
in tremenda mortis hora nell’ora tremenda della morte,
veni, Jesu, absque mora, vieni, Gesù, senza indugio,
tuere me et libera proteggimi e liberami.
5. Aria (cinque voci).
Cum me jubes emigrare, Quando mi ordini di partire,
Jesu care, tunc appare, Gesù caro, mostrati allora,
o amator amplectende, o amante da abbracciare,
temet ipsum tunc ostende, mostrati allora
in cruce salutifera. sulla croce salutare.
Amen Amen
[1] Cfr. LA MUSICA, Enciclopedia storica, a cura di A. BASSO, vol. I, UTET, Torino, 1966, p. 255.
[2] Ibidem, p. 635.
[3] Ibidem, p. 637.
[4] Ibidem, p. 642.
[5] http://www.hs-augsburg.de/~harsch/Chronologia/Lspost13/Arnulfus/arn_memb.html#pec
[6] Rhythmica oratio ad unum quodlibet membrorum Christi patientis et a cruce pendentis; in: Bernardi opera, PL vol. 184, col. 1319 sqq. ed. J. P. Migne, Paris 1844 sqq.; in: Poésie latine chrétienne du moyen âge ed. H. Spitzmuller, Paris 1971
[7] Osvaldo Guidotti, Organista Direttore Compositore: http://www.aramus.it/
[8] Na 2, 1.
[9] Na 2, 1: Ἰδοὺ ἐπὶ τὰ ὄρη οἱ πόδες εὐαγγελιζομένου καὶ ἀπαγγέλλοντος εἰρήνην· (LXX)
[10] Na 2, 1.
[11] Is. 66, 12.
[12] In diversi spartiti viene riportato “blandicentur” al posto di “blandientur”, verosimile quest’ultimo alla Vulgata. Paolo Diacono, nella sua opera Excerpta ex libris Pompeii Festi de significatione verborum, riporta il termine “blandicella, -orum” (= parole carezzevoli, lusinghiere). L’uso della forma “blandicentur” nel latino medievale potrebbe avere, secondo una mia interpretazione del tutto personale, una valenza “denominativa” oppure “accomodatizia”, non quanto al senso ma quanto a una dizione più confacente. In ultima e plausibile analisi potrebbe trattarsi di un errore del copista.
[13] Is. 66, 12: τὰ παιδία αὐτῶν ἐπ’ ὤμων ἀρθήσονται καὶ ἐπὶ γονάτων παρακληθήσονται (LXX))“I suoi bimbi saranno portati in braccio, sulle ginocchia saranno accarezzati”. (BJ)
[14] Is. 66, 12.
[15] Zc 13, 6.
[16] Τί αἱ πληγαὶ αὗται ἀνὰ μέσον τῶν χειρῶν σου; (LXX)
[17] Ct 2, 13 – 14.
[18] 13 ἀνάστα ἐλθέ, ἡ πλησίον μου, καλή μου, περιστερά μου, 14 καὶ ἐλθὲ σύ, περιστερά μου ἐν σκέπῃ τῆς πέτρας ἐχόμενα τοῦ προτειχίσματος. (LXX)
[19] Ct 2, 13 – 14.
[20] I Pt 2 – 3.
[21] La Vulgata (! Pt 2, 2 – 3) riporta qualche variante testuale: sicut modo geniti infantes, rationabile sine dolo lac concupiscite, ut in eo crescatis in salutem, si tamen gustatis quoniam dulcis est Dominus (riferimento al Sal 34, 9). Il testo greco si presenta così: 2 ὡς ἀρτιγέννητα βρέφη τὸ λογικὸν ἄδολον γάλα ἐπιποθήσατε, ἵνα ἐν αὐτῷ αὐξηθῆτε εἰς σωτηρίαν,3 εἰ ἐγεύσασθε ὅτι χρηστὸς ὁ κύριος.
[22] I Pt 2 – 3
[23] Ct 4, 9.
[24] Ct 4,9 Ἐκαρδίωσας ἡμᾶς, ἀδελφή μου νύμφη, ἐκαρδίωσας ἡμᾶς (LXX)
[25] Ct 4, 9.
[26] Sal 30, 17.
[27] Ps 30, 17 ἐπίφανον τὸ πρόσωπόν σου ἐπὶ τὸν δοῦλόν σου, σῶσόν με ἐν τῷ ἐλέει σου. (LXX)
14)